Chi sono gli ebrei?

La religione ebraica: il giudaismo

Il giudaismo, o ebraismo, è la religione degli ebrei. Si stima che vi siano nel mondo all'incirca quattordici milioni di seguaci di questa religione. La maggior parte di essi si concentra in tre paesi: gli Stati Uniti (6 milioni), Israele (3,7 milioni) e i paesi dell'ex Unione Sovietica (2,5 milioni). Altri paesi con numerose enclave ebraiche sono la Francia (650.000), la Gran Bretagna (400.000), il Canada (300.000), l'Argentina (300.000) e il Brasile (150.000).

Il giudaismo fu la prima religione fondata sul monoteismo, la fede in un solo Dio. Tutte le grandi religioni occidentali vi affondano le proprie radici.

Il dogma centrale della religione ebraica è che Dio, il Creatore del mondo, fece un patto speciale, detto alleanza (b'rit in ebraico) con Abramo, da cui il popolo ebraico discende. Il patto prevedeva che gli ebrei sarebbero stati benedetti col suo amore e la sua protezione finché fossero rimasti fedeli alla legge divina, e lo avessero adorato fedelmente; e sarebbero stati responsabili dei propri peccati e delle trasgressioni contro Dio e le sue leggi. Gli ebrei sono stati chiamati spesso nella storia " il popolo eletto", poiché credevano di essere stati prescelti fra tutti i popoli antichi per ricevere le leggi di Dio e le sue benedizioni. Secondo la religione giudaica questo popolo fu chiamato a servire il Signore, anche se Dio è creatore dell'umanità intera.

Tradizionalmente gli ebrei non accettano convertiti, benché qualche volta ciò possa accadere, qualora il candidato dimostri conoscenza della fede e sincerità nell'accettare le sue leggi.

Fra i dogmi fondamentali del giudaismo vi è la credenza in un Messia (parola ebraica che significa "l'unto"), che unificherà il popolo ebraico e lo condurrà a un regno di Dio sulla terra, recando pace e giustizia a tutti gli uomini.

Anche se la religione ebraica riconosce l'esistenza di una vita ultraterrena, essa è principalmente una religione di questo mondo. Secondo la teologia ebraica Dio è onnisciente e non ha forma corporale.

Si tratta di una religione tradizionalmente decentrata. Non vi è un equivalente del papa o di una autorità centrale internazionale con potere decisionale sui dogmi o sulle pratiche religiose. Ciascuna congregazione è responsabile dei propri affari ed è solitamente, ma non sempre, guidata da un capo spirituale, detto rabbino. Molti rabbini ricevono la loro istruzione in seminario o presso un'università fondata allo scopo di favorire la cultura e l'insegnamento della religione. Ciascuno dei maggiori gruppi ebraici (ortodosso, conservatore, liberal-riformato e ricostruzionista) ha la propria scuola per istruire i rabbini, e ciascuna setta, addirittura ciascuna congregazione, mantiene intatte le proprie tradizioni, le proprie pratiche e le proprie interpretazioni della legge giudaica.

Lo studio e la preghiera si tengono per lo più presso la sinagoga, e il servizio divino normalmente comprende letture e preghiere dalla Torah (vedi sotto). Tradizionalmente un rabbino funge da officiante, ed è assistito da un cantore che dirige le salmodie di accompagnamento alle preghiere.

Il giudaismo predica tradizionalmente un comportamento etico, e la necessità di trattare gli altri "come vorresti che gli altri trattassero te." Conseguentemente, la dottrina che ha il suo corpus nella legge giudaica scritta e orale viene continuamente reinterpretata in risposta agli interrogativi del mondo d'oggi.

La parte principale della legge degli ebrei si rinviene nella Torah, che consiste nei cinque libri di Mosè (noti anche come Pentateuco), ovvero la prima parte dell'Antico Testamento. A questa si aggiungono le leggi orali e le interpretazioni della legge, che formano il Talmud.

Vi sono nella Torah 613 comandamenti, tra cui anche i Dieci Comandamenti. Questi 613 comandamenti sono alla base della legge ebraica e coprono argomenti quali la filantropia, i sacrifici, la preghiera, la purezza per il rito, le regole alimentari, l'osservanza del sabato e delle altre festività religiose. L'insieme di queste regole, chiamate anche Halakah, comprende anche un sistema giudiziario civile e penale, che gli ebrei osservanti seguono. La Halakah regola la vita degli ebrei per ciò che riguarda matrimoni, divorzi, funerali, rapporti con non ebrei ed educazione.

Come per tutte le altre religioni, anche per gli ebrei varia il grado in cui ciascun individuo si attiene alla legge e alla tradizione.

Tra le pratiche cui si attiene un ebreo osservante, ci soffermeremo qui su quelle attinenti alle regole alimentari, il calendario e l'osservanza delle feste, l'abbigliamento rituale, i riti di passaggio.

a) Le regole alimentari

La legge ebraica, se strettamente osservata, vieta il consumo di determinati alimenti, quali la carne di maiale, alcuni frutti di mare, o carne da cui non sia stato eliminato il sangue; non si possono inoltre consumare durante lo stesso pasto latticini e carne.

b) Il calendario

Per stabilire le date delle festività la legge ebraica utilizza sia il calendario solare sia quello lunare.
Le date sono fissate in base alle fasi lunari. Da una luna nuova alla seguente passano 29 giorni, 12 ore e 45 minuti. Il mese ebraico di conseguenza è talvolta di 29, talvolta di 30 giorni.
Dal momento che un anno solare è di 365 giorni e 6 ore, e un anno lunare ha all'incirca 11 giorni in meno (dodici volte 29 giorni e 12 ore), sono necessari degli aggiustamenti per far sì che le festività rimangano nella stessa stagione (poiché le stagioni si calcolano su base solare e non lunare) ogni anno. A questo scopo si inserisce un "mese bisestile", per un totale di sette mesi aggiunti ogni 19 anni.

Il sabato e le feste religiose iniziano tradizionalmente al tramonto della vigilia. Così la festività di Rosh Hashanah nel 1990 fu osservata i giorni 21 e 22 settembre, ma ebbe inizio al tramonto del 20.

c) L'osservanza del sabato e delle feste sacre

Il quarto dei Dieci Comandamenti recita "Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo" (Esodo, 20, 8). Gli ebrei osservanti non compiono alcun lavoro il sabato: la giornata viene trascorsa in preghiera e in studi religiosi. Oltre alla festività settimanale gli ebrei, sia nell'antichità sia oggi,celebrano alcune ricorrenze, ciascuna delle quali prevede rituali particolari.

Rosh Hashanah
Segna l'inizio dell'anno ebraico. È una festività gioiosa e solenne a un tempo. In tutto il mondo gli ebrei in questo giorno non lavorano e non vanno a scuola. Viene fatto squillare ritualmente il corno di montone (shofar) a segnare l'inizio dei dieci giorni di penitenza che culminano nello Yom Kippur.

Yom Kippur
È il giorno più santo del calendario ebraico. Non si lavora e non si va a scuola, e ci si astiene dal consumare cibo o bevanda per tutta la giornata. Viene considerato il giorno in cui ogni individuo è giudicato da Dio, e di conseguenza è un giorno solenne, caratterizzato da preghiere e pentimento.

Pasqua
Questa festività dura otto giorni e commemora la liberazione degli ebrei dalla schiavitù egizia. Il banchetto rituale che si svolge nelle prime due notti, detto Seder, prevede la narrazione della storia del passaggio del Mar Rosso. Durante gli otto giorni si consumano cibi particolari che non si mangiano in altri momenti dell'anno. Gli ebrei osservanti non vanno a scuola o al lavoro nei primi e negli ultimi due giorni.

Shavuot
La Shavuot, o Festa delle settimane, commemora il dono della Torah che Dio fece agli israeliti sul monte Sinai. Dura due giorni e si festeggia frequentemente discutendo per tutta la notte insieme ad amici di argomenti religiosi. Gli ebrei osservanti non vanno al lavoro né a scuola.

Sukkot
Qusta festa celebra la permanenza degli ebrei nel deserto prima di ricevere la Torah, e anche l ultimo raccolto prima delle piogge invernali. Dura otto giorni, e gli ebrei osservanti non vanno al lavoro o a scuola nei primi due e nell'ultimo. Vi è l'abitudine di edificare una struttura, detta Sukkah, a rappresentazione di quella in cui vivevano gli israeliti mentre vagavano nel deserto.

Simchat Torah
Celebra la conclusione e il nuovo inizio del ciclo di letture della Torah che dura un anno. Si festeggia il giorno dopo la fine del Sukkot. Gli ebrei osservanti non vanno al lavoro nè a scuola.

Hannukkah
Questa festa dura otto giorni e celebra la vittoria degli antichi israeliti, guidati da Giuda Maccabeo, sull'esercito greco-siriaco nel 165 a.C. È tradizione che si accenda una candela per ciascuna notte, finché ve ne sono otto; in più se ne accende un'altra, detta shammash. In tempi recenti è invalsa l'abitudine di scambiarsi regali. Benché la Hannukkah generalmente cada in coincidenza col Natale, essa per gli ebrei non ha nulla a che fare con la festività cristiana.

Purim
Si tratta di una ricorrenza minore che celebra il trionfo degli ebrei su una congiura da parte di un consigliere del re di Persia Assuero nel V secolo a.C. (vedi Antisemitismo pagano e antisemitismo cristiano). È una ricorrenza festosa, e si celebra leggendo la Megillah (un rotolo che ne racconta la storia) e cuocendo gli hamintaschen (biscotti triangolari che contengono marmellate); ci si veste in costume.

d) L'abbigliamento rituale

Per secoli gli ebrei osservanti si sono vestiti in modo diverso dagli abitanti dei paesi ospiti, sia per le funzioni sacre sia per le attività secolari.
Per la preghiera è tuttora tradizione che gli uomini indossino come copricapo lo zucchetto (kippah, yarmulka) e uno scialle a frange (tallit); mentre alla fronte e al braccio sinistro vengono assicurate piccole strisce di pergamena con frasi tolte dalla Torah (ogni striscia è detta filatterio, tefillin), come stimolo all'osservanza della legge.

e) I riti di passaggio

Circoncisione
I maschi vengono circoncisi l'ottavo giorno dopo la nascita come pegno dell' alleanza tra Abramo e Dio. Durante la cerimonia il bambino riceve anche il nome.

Bar Mitzvah
All'età di tredici anni un ragazzo, secondo la legge ebraica, diventa adulto. Si celebra in suo onore una cerimonia particolare, e gli si permette per la prima volta di leggere la Torah. La cerimonia equivalente per le ragazze è la Bar Mitzvah, che varia di importanza a seconda delle sétte.

Matrimonio e divorzio
Durante la cerimonia nuziale, gli ebrei osservanti firmano un contratto detto Ketuba, il quale descrive le condizioni del matrimonio.
La cerimonia, come in molte altre religioni, è fortemente rituale e spesso prevede la rottura di un bicchiere da parte dello sposo a simboleggiare la distruzione del tempio.
La legge ebraica ammette il divorzio, che si ufficializza mediante un documento detto Get. Se un ebreo osservante divorzia presso un tribunale civile, non gli è però possibile risposarsi se non ottiene il Get da parte del tribunale ebraico.

Morte e lutto
Quando un ebreo muore, il suo corpo viene lavato secondo il rito e adagiato in una bara per essere seppellito, generalmente il giorno seguente. I suoi cari osservano un periodo di lutto di sette giorni, detto Shiva, in cui si tengono cerimonie religiose in casa.
Nel giorno dell'anniversario della morte di un genitore (Yahrzeit) si accende una candela e si dice una preghiera (Kaddish) in memoria.

 

Breve storia del popolo ebraico

La storia degli ebrei, così come è descritta nella Bibbia, comincia col patriarca Abramo. Questi fu il primo ad abbandonare il politeismo e l'idolatria del proprio popolo per abbracciare la fede in un solo Dio. Il figlio di Abramo, Isacco, e il figlio di questi, Giacobbe, vengono altresì considerati patriarchi. Nella Bibbia si trova anche la storia di Giuseppe, uno dei dodici figli di Giacobbe, che fu venduto dai fratelli come schiavo agli egiziani. In seguito a una carestia, tutti i famigliari di Giuseppe si stabilirono in Egitto, dove essi e i loro discendenti vissero in pace per più generazioni. Tuttavia, all'incirca nel 1580 a.C., il faraone allora regnante si sentì minacciato dagli ebrei e da altre popolazioni che si erano insediate in Egitto, e li ridusse in schiavitù.

Nel libro dell'Esodo si racconta la storia di Mosè e della sua opera di liberazione degli ebrei dalla schiavitù egiziana. Egli condusse il suo popolo via dall'Egitto dopo che gli egizi furono afflitti dalle dieci piaghe. Gli israeliti trascorsero i seguenti quarant'anni a vagare nel deserto sotto il comando di Mosè. Durante questa permanenza nel deserto egli ascese il monte Sinai e, secondo la tradizione, tornò con i Dieci Comandamenti e la Torah. Mosè morì prima che gli ebrei raggiungessero la Terra Promessa di Israele.
Dopo la morte di Mosè le dodici tribù d'Israele (ciascuna discendente da uno dei dodici figli di Giacobbe) furono condotte da Giosuè fino alla Terra Promessa, a quel tempo abitata dai cananei. Dopo la presa di Gerico, gli israeliti conquistarono sistematicamente tutta la terra d'Israele. Gli sforzi di cananei e filistei andarono a vuoto; questi ultimi furono sconfitti da Sansone.

Gli israeliti, alla ricerca di un'alternativa a una guida di tipo teocratico, convinsero il loro capo religioso, il profeta Samuele, a eleggere un re. Il primo re fu Saul (1020-1000 a.C.), membro della tribù di Beniamino, che conseguì vittorie su ammoniti e filistei. Tuttavia Samuele fu assai deluso dal modo autocratico con cui Saul governò il paese. Invece di trasmettere il potere da Saul al figlio Gionata, il profeta consacrò segretamente come secondo re Davide, membro della tribù di Giuda. Davide si era guadagnata fama di grande guerriero uccidendo il gigante Golia, e partecipò a una lotta di potere che lo vide alla fine re di tutto Israele. Durante il suo regno gli israeliti conquistarono Gerusalemme e ne fecero la loro capitale religiosa e politica.

L'erede al trono di Davide fu Salomone, figlio di questi e di Betsabea. Il regno di Salomone (961-922 a.C.) si svolse all'insegna della pace. Egli rimase celebre per i suoi progetti edilizi, tra cui quello del primo Tempio di Gerusalemme. Vi fu scontento fra le tribù insediate nel Nord a causa dell'imposizione di tasse assai pesanti e di lavori forzati che il re ritenne necessari per costruire sontuosi palazzi ed edifici pubblici.
Dopo la sua morte le dieci tribù settentrionali si resero indipendenti e fondarono il proprio regno, mentre le tribù di Giuda e Beniamino rimasero fedeli al successore di Salomone, Roboamo. La capitale del regno del Nord fu stabilita a Samaria, mentre la capitale del Sud rimase Gerusalemme, la città storica della Giudea, ormai controllata dagli ebrei.

Nel 722 a.C. la Samaria fu conquistata dagli assiri. Il destino degli ebrei di Samaria ci è ignoto, e si parla di loro come delle "dieci tribù perdute d'Israele".
Nel 598 a.C. la Giudea fu invasa da Nabucodonosor di Babilonia. Quasi tutti i figli d'Israele furono mandati in esilio in Babilonia. La stessa Gerusalemme fu posta sotto assedio nel 586 a.C. e rasa al suolo. La distruzione del primo tempio di Gerusalemme viene ricordata col digiuno di Tishah be-Av, il nono giorno del mese ebraico di Av (per la ricostruzione del Tempio passarono molti decenni; il secondo Tempio di Gerusalemme venne infatti consacrato nel 516 a.C.). In esilio gli ebrei si resero conto di essere in grado di partecipare alla vita economica e sociale del loro nuovo paese, e di riorganizzare e mantenere allo stesso tempo il proprio stile di vita. Quando i persiani conquistarono Babilonia nel 538 a.C., il re persiano Ciro permise a tutti i popoli conquistati di far ritorno alla propria terra. All'incirca 50.000 ebrei tornarono in Giudea, mentre molti rimasero dov'erano, dal momento che si erano ormai radicati nel nuovo paese.

Dopo alcuni secoli di relativa pace e tranquillità in cui l'antica terra d'Israele fu governata dagli egizi, i siriaci ebbero la meglio nel 198 a.C. Dapprima i nuovi dominatori furono miti. Ma quando andò al potere Antioco IV Epifane, si cercò di impedire la pratica del giudaismo e di incoraggiare la religione greca. Il nuovo re pretese che si erigesse all'interno del Tempio una statua di Zeus, cosa che provocò una rivolta. Il comandante militare degli ebrei, Giuda Maccabeo, riuscì a sconfiggere più volte l'esercito siriaco, assai più forte numericamente e meglio equipaggiato. Dopo queste vittorie, di sapore quasi miracoloso, Giuda Maccabeo ritornò al Tempio, lo ripulì degli oggetti che lo profanavano e lo riconsacrò. La festa di Hannukkah commemora questi avvenimenti.

Ma il trionfo sui siriaci fu di breve durata. L'Impero romano inghiottì tutta la zona e, con brevi eccezioni, controllò la regione, che divenne nota col nome di Palestina, per quasi settecento anni. Il re Erode (37-4 a.C.) la governò col beneplacito del Senato romano. Fu un grande costruttore ed edificò templi stupendi, opere pubbliche, porti e palazzi, le cui rovine, tra cui quelle del secondo Tempio ricostruito, si possono ammirare ancora oggi. Gli ebrei si ribellarono ai romani nel 70 d.C. Dopo un assedio il secondo Tempio fu raso al suolo (ancora una volta il nono giorno di Av del calendario ebraico) e la resistenza fu domata, eccezion fatta per un gruppo di zeloti che presero la fortezza di Masada, nei pressi del Mar Morto. I romani provarono per tre anni ad avere la meglio su questi ribelli. Quando la resa divenne inevitabile, gli assediati si uccisero piuttosto che arrendersi. Gerusalemme venne ricostruita dai romani come una città pagana.

Dopo la distruzione del secondo Tempio la vita culturale degli ebrei ebbe il suo centro a Yavneh. Gli studiosi vi si incontravano e, a cavallo tra il II e il III secolo d.C., posero le fondamenta di una legge orale giudaica a complemento della Torah. Questo corpus fu poi trascritto alla fine del II secolo d.C. da R. Giuda ha-Nasi, ed è nota come la Mishnah. Anche il dibattito intorno alla Mishnah fu steso per iscritto e viene chiamato Gemara. La Mishnah e la Gemara nel loro complesso vengono chiamate Talmuda. Anche gli intellettuali residenti in Babilonia svilupparono un loro Talmud, il quale finì per soppiantare la versione palestinese ed è la suprema autorità in materia di giure ebraico. Nuovi centri di cultura ebraica furono fondati con la diaspora, principalmente nell'Africa settentrionale e nella Spagna musulmana intorno alla fine del X secolo.

Il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'Impero romano all'inizio del IV secolo. Vi furono restrizioni ai diritti degli ebrei. Per i primi tre secoli dalla fondazione del cristianesimo, il punto fondamentale di divergenza tra ebrei e cristiani riguardò il fatto se Gesù fosse o no il Messia. Nel IV secolo il cristianesimo aveva ormai sviluppato costumi, rituali e leggi assai diversi da quelli ebraici.

La Palestina fu conquistata dagli arabi nel VII secolo. Molti ebrei servirono negli eserciti arabi che conquistarono la penisola iberica, e si stabilirono in Spagna. Per secoli gli ebrei vissero in prosperità in Spagna e nell'Africa del Nord, e si distinsero in tutti i campi della cultura: nelle scienze, nella medicina, nella musica e nella filosofia.

Nel Medioevo, e nel periodo immediatamente successivo, gli ebrei vissero invece in condizioni di isolamento economico e sociale, e subirono persecuzioni e massacri. Vivevano separati, fisicamente e non solo, dal tessuto sociale. Eppure avevano un ruolo assai importante. Secondo le leggi cristiane l'usura, ovvero il ricavare interesse da denaro dato in prestito, era illegale: agli ebrei fu permesso di riempire questo vuoto, prestando denaro e occupandosi di finanza (vedi Antisemitismo pagano e antisemitismo cristiano).

 

I ghetti

Nei primi tempi furono gli stessi ebrei della diaspora a voler vivere separati dal resto della comunità, in parte per la necessità di proteggersi, ma forse ancor più per il bisogno religioso di essere vicini alla sinagoga e ad altre istituzioni religiose. Il concetto di segregazione non volontaria dietro a vere e proprie mura è assai antico, ma non fu attuato sistematicamente fino al 1462, in Germania, a Francoforte. L'idea si propagò nel resto dell'Europa e divenne norma nel Cinquecento. Diversamente da quel che sarebbe accaduto nei ghetti del nostro secolo, era possibile agli ebrei lasciare il ghetto di giorno per occuparsi dei propri affari. Se la permanenza all'interno di questi luoghi garantiva la sicurezza personale, le condizioni di vita erano però poco igieniche a causa dell'eccessivo affollamento. Inoltre l'isolamento ebbe l'effetto di evitare l'integrazione con le culture dei paesi ospiti, e diede modo alla cultura ebraica di conservarsi intatta.

Gli Stati che non tolleravano la presenza degli ebrei nemmeno nei ghetti li cacciarono. In epoche diverse gli ebrei dovettero abbandonare in massa l'Inghilterra (1290), la Francia (1306 e 1394), l'Austria (1420) e la Spagna (1492), oltre a subire svariate espulsioni a livello locale in tutta Europa, compresa la Germania. Talvolta queste espulsioni venivano revocate quando i governi si accorgevano che gli ebrei assolvevano a una funzione preziosissima per il commercio e la finanza (vedi Antisemitismo pagano e antisemitismo cristiano).

Solo dopo l'Illuminismo (vedi Adolf Hitler) gli ebrei ebbero la possibilità di partecipare alla vita sociale liberi da persecuzioni. L'atteggiamento fondamentalista di accettazione totale delle leggi giudaiche subì un grave colpo: nacquero alcuni movimenti di riforma che culminarono nella divisione in movimento conservatore, riformato e ortodosso.

Per duemila anni, fino alla seconda guerra mondiale, la cultura ebraica si sviluppò sia nell'Europa orientale sia in quella occidentale, e creò un mondo di pratiche religiose, d'arte, di musica, di linguaggio (soprattutto lo Yiddish) e pedagogiche. Una cultura intera che i nazisti cercarono di estinguere. Vi erano differenze precise fra ebrei dell'Est e quelli dell'Ovest nei secoli XVIII e XIX e nei primi anni del XX.
In linea generale quelli che presero sede nell'Europa occidentale (Francia, Olanda, Germania, Austria e Italia, per esempio) si integrarono meglio dei loro confratelli "orientali" in Unione Sovietica, Polonia, Lituania, Lettonia, Romania e Ungheria. Più facilmente accadeva che parlassero la lingua del paese ospite, osservassero con minor severità i precetti religiosi, si sposassero al di fuori della comunità, vivessero nelle città, fossero di condizione borghese e istruiti, e si iscrivessero a partiti politici che rappresentavano gli interessi non solamente degli ebrei. Era più probabile che venissero accettati come cittadini a tutti gli effetti.
Per lo più erano in grado di convivere tranquillamente con i loro vicini non ebrei, al sicuro da minacce fisiche e da atteggiamenti antisemiti.
Nell'Europa orientale non era così. Gli ebrei orientali vivevano nel timore dei pogrom. Gli ebrei dell'Ovest li identificavano come ebrei quanto alla religione, ma li consideravano come originari del paese che li ospitava. Per questo motivo, quando gli ebrei della Germania vennero presi di mira dal nazismo, essi non compresero quanto stava accadendo: storicamente si sentivano più "tedeschi" che "ebrei."

 

Storia di Israele

Alla fine del XIX secolo cominciò a emergere il sogno di un nazionalismo ebraico. Questo movimento, noto col nome di sionismo, caldeggiava il ritorno di tutti gli ebrei della diaspora in un'unica patria. Intorno al 1880, alcuni ebrei orientali si diressero verso quella che allora si chiamava Palestina. Si trattava della prima ondata migratoria, o Aliyah, che aveva come scopo principale la fondazione di colonie agricole. Il barone Edmond de Rothschild la finanziò. La prima conferenza sionista fu tenuta a Basilea, in Svizzera, nel 1897, sotto la direzione di Theodor Hertzl. Ci vollero tuttavia ancora 51 anni e l'esperienza dell'Olocausto per vedere avverarsi il sogno. In occasione del congresso, la Lega delle Nazioni sancì ufficialmente la necessità che gli ebrei avessero una loro patria e li incoraggiò a emigrare in Palestina. Gli arabi si opposero alla colonizzazione e questo diede luogo a molte rappresaglie a danno degli ebrei.

Nel 1905 ci fu una seconda ondata migratoria proveniente dalla Russia. Tel Aviv, la prima città interamente abitata da ebrei, fu fondata nel 1908.

Nel 1917 gli inglesi sconfissero l'impero ottomano e la Palestina cadde sotto il protettorato britannico. Fu a quel tempo che vennero fondati gli stati arabi che conosciamo oggi. Nel novembre del 1917, con la dichiarazione di Balfour, il governo inglese annunciò la sua decisione di favorire "la fondazione in Palestina di una patria per il popolo ebraico". Questa dichiarazione ebbe l'appoggio del Consiglio supremo dei paesi dell'Alleanza alla Conferenza di Sanremo il 24 aprile 1920. Nel 1922 la Gran Bretagna ricevette mandato dalla Lega delle Nazioni per portare a compimento l'operazione e facilitare l'immigrazione e l'insediamento dei coloni. Nel 1929 gli ebrei presenti su suolo palestinese erano 160.000; nella primavera del 1936, con l'ascesa al potere di Hitler e il conseguente aumento di immigrazione di ebrei tedeschi, si arrivò a 400.000, all'incirca il 30 per cento della popolazione complessiva.

Nel 1939 gli inglesi, influenzati dalle sollevazioni arabe e dal Muftì di Gerusalemme, promulgarono la cosiddetta White Paper, un documento che limitava l'ingresso a 10.000 ebrei l'anno per i successivi cinque anni, e stabiliva che qualsiasi ulteriore immigrazione potesse avvenire solo col consenso degli arabi.

Alla fine della seconda guerra mondiale la questione palestinese fu dibattuta presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Furono sancite la fine del protettorato inglese e la divisione della Palestina fra arabi ed ebrei. Il 29 novembre 1947 l'Assemblea generale divise il territorio in due stati sovrani e indipendenti.

Il 14 maggio 1948 scadde il mandato britannico. Il giorno seguente, il 15 maggio 1948, gli inglesi lasciarono il paese, e David Ben-Gurion, a nome dell'Agenzia ebraica, dichiarò l'indipendenza dello stato di Israele.

 

Contributi alla civiltà a opera del popolo ebraico

Sia come individui sia come popolo gli ebrei hanno lasciato un'impronta profonda: essi hanno contribuito con le loro idee e la loro cultura a ogni campo delle scibile umano. Il giudaismo è stato il progenitore del cristianesimo e dell'islamismo. Gesù era ebreo, come lo erano i suoi apostoli. Le Sacre Scritture sono il fondamento della cristianità. Le leggi giudaiche sono state considerate una guida a un'etica e a una moralità che si fondano sul concetto di coscienza individuale. L'islamismo ha assimilato il concetto giudaico del Dio unico, ha fatto sue le Scritture e riconosce i profeti ebrei.

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