IL REGNO EBRAICO A NEHARDEA IN BABILONIA

 

INTRODUZIONE

Giuseppe Flavio in ANTICHITA’ GIUDAICHE menziona un regno ebraico istaurato da due fratelli nella città babilonese di Nehardea ai tempi dell’Imperatore Tiberio e del Gran Re dei Parti Artabano III, grandi avversari. I due fratelli – Asineus e Anileus – e i loro amici vengono presentati come banditi taglieggiatori. C’è da osservare che in uno scritto destinato al pubblico colto greco-romano si poteva parlare solo di banditi e mai di una rivolta a sfondo sociale. Questa narrazione in modo riduttivo oscura il ruolo politico di quel regno rivoluzionario. In questo studio i fatti narrati da Giuseppe Flavio verranno analizzati in relazione alla storia della città di Nehardea, della sua posizione geografica, della situazione politica nel Regno dei Parti all’epoca di Artabano III° e delle condizioni del popolo ebraico all’epoca dei fatti.

Nella città di Nehardea, situata sull’Eufrate, arrivarono all’epoca della distruzione del Primo Tempio molti degli ebrei portati in cattività insieme all’ultimo Re di Giudea; in origine era, in un certo senso, un Ghetto. Gli esuli si premurarono di costruirvi un luogo per le preghiere: la prima Sinagoga della storia. Il fatto che Nabucodnosor aveva fatto portare in cattività oltre all’aristocrazia sacerdotale anche gli artigiani di Gerusalemme può quindi spiegare l’esistenza a Nehardea dell’attività della tessitura. All’epoca dei fatti narrati ( 18/20 – 33/35 ) Nehardea era una città fortificata, interamente ebraica - era il centro dove confluivano le offerte delle comunità ebraiche babilonesi per il Tempio prima di essere inoltrati ai Gerusalemme - in una zona fertile sull’Eufrate che all’epoca delimitava le zone di influenza dell’Impero Romano e del Regno dei Parti. Era quindi ovvio che i Legati per la Siria, succedutisi negli anni, seguissero con la massima attenzione gli avvenimenti a Nehardea.

Come si vedrà in seguito, con la rivolta dei fratelli Asineus e Anileus, si ebbe sulla scena politica dell’Oriente un nuovo soggetto: il Proletariato Ebraico urbano della Diaspora. In Giudea e Galilea la protesta del proletariato rurale era rappresentato dagli Zeloti, fautori della lotta armata.

 

I FRATELLI ASINEUS E ANILEUS

Intorno all’anno 20 e.v. due operai tessitori, i fratelli Anileus e Asineus, si ribellano al proprietario della tessitura che, secondo il resoconto, li rimproverava di pigrizia. E’ più verosimile che i due fratelli avessero reclamato migliori condizioni di lavoro; infatti il loro esempio venne seguito da molti altri. Anileus e Asineus raggrupparono questi giovani ribelli nelle campagne sulle rive dell’Eufrate, li armarono e eressero una fortezza. Questo gruppo inizialmente si dedicò all’allevamento di bestiame bovino ma in seguito impose agli altri allevatori il pagamento della “protezione”. Il feudatario del territorio mosse contro di loro e pensò di attaccarli di sabato ritenendo che ebrei non combattessero il giorno del riposo. Ma Asineus udì l’avvicinarsi della cavalleria, inviò esploratori che gli confermarono il pericolo. L’armata ebraica attaccò i nemici, ne uccise molti e costrinse gli altri alla fuga.

Il Gran Re Artabano III° alla notizia della vittoria dell’armata ebraica, considerò Asineus e Anileus quali possibili alleati contro i feudatari poco leali e le varie città greche simpatizzanti per Roma. Secondo il resoconto di Giuseppe Flavio, Artabano III° nominò Asineus feudatario della Babilonia “affinché questo paese sia libero da predatori e altri danni”. In sostanza la Babilonia ebbe un feudatario ebreo, la cui legittimazione dipendeva dal Gran Re; Siriani, Ellenisti, Iraniani e altri gruppi etnici non potevano certo vedere favorevolmente questa nuova situazione. In particolare, il ceto mercantile avrà guardato con ostilità il gruppo di operai tessitori ribellatisi ai proprietari delle tessiture. Era pure un’ironia della storia che un discendente di ebrei portati in cattività da Nabucodnosor fosse diventato feudatario della Babilonia. Nello stesso periodo di tempo si ebbe pure la conversione all’ebraismo della dinastia reale del regno vassallo dell’Adiabene, situato nell’area che fu l’Assiria (dove a suo tempo erano state portate in cattività le 10 tribù di Israele) di cui Asineus e Anileus avranno sicuramente avuto notizia; non si hanno notizie sui, possibili, contratti e l’eventuale coesistenza. E’ da notare che Giuseppe Flavio evita di accennare a questa coincidenza temporale; offre anzi indicazioni che inducono molti autori a datare la conversione della famiglia reale dell’Adiabene come posteriore alla caduta dei fratelli Asineus e Anileus. Inoltre, a Nehardea affluivano le offerte per il Tempio delle varie comunità babilonesi per essere inoltrate a Gerusalemme; la notizia di un ebreo nominato feudatario di Babilonia sicuramente avrà alimentato attese messianiche ma Giuseppe Flavio, prudentemente, evita ogni accenno al riguardo.

La prudenza di Giuseppe Flavio nel descrivere sia la storia di Asineus e Anileus che quella della conversione dell’Adiabene è giustificata dall’esigenza di presentare al pubblico colto greco-romano il popolo ebraico come vittima di soprusi da parte di funzionari romani particolarmente ostili. Doveva quindi oscurare i fatti che logicamente avevano allarmato le autorità romane: la ribellione di operai nella città di Nehardea sita al confine dell’Eufrate, la nomina da parte del Gran Re Artabano III° del capo di questi ribelli ebrei a feudatario della Babilonia e, infine, la conversione all’ebraismo del Regno dell’Adiabene. Questo allarme romano spiega però la nomina nell’anno 26 e.v. a governatore della Giudea di Ponzio Pilato, molto legato a Seiano vero artefice della politica ostile agli ebrei di Tiberio. I soprusi e atti arbitrari commessi da Ponzio Pilato – di cui Giuseppe Flavio offre un ampio resoconto – sono quindi spiegabili con la volontà di umiliare e contrastare le attese messianiche ebraiche legate alle notizie di un ebreo feudatario della Babilonia e della conversione del Regno dell’Adiabene per cui a Ninive (città meta della missione di Giona) regnava ormai un re ebreo. Questo contesto ci spiega quanto narrato dall’Evangelista Giovanni su processo, condanna e Crocifissione di Gesù Cristo.  

   

LA FINE DEL REGNO DEI FRATELLI ASINEUS E ANILEUS

Un governo esercitato da due persone, anche se fratelli, rischia di tramontare per varie discordie; ciò spiega anche il tramonto del Regno dei fratelli Asineus e Anileus a Nehardea.

Nel corso delle lotte con diversi avversari, Asineus sconfisse un condottiero, si invaghì della vedova che prese come moglie permettendole di adorare le proprie divinità. Ciò indignò molti devoti che si rivolsero al fratello Anileus che però venne avvelenato da questa moglie di Asineus, consapevole che il suo gesto non avrebbe trovato opposizione da parte del marito. Appare verosimile che Asineus abbia voluto liberarsi dal fratello per restare solo al governo. Asineus commise però l’errore di entrare in conflitto con uno dei generi del Gran Re Artabano III. Dopo una vittoria iniziale Asineus venne sconfitto e dovette rifugiarsi nelle campagne sulla riva dell’Eufrate; non ci sono altre notizie sulla sua sorte.

La fine ingloriosa del feudatario ebreo della Babilonia scatenò vari attacchi contro la comunità ebraica. Molti cercarono rifugio nella città greca di Seleucia da dove però dovettero fuggire. Molti si avviarono verso la città di Nehardea tornata ad essere sicura. Altri andarono più lontano alla città di Nisibis – altro centro ebraico dove pure confluirono offerte per il Tempio delle comunità della Mesopotamia prima di venire inoltrate a Gerusalemme – che il Gran Re Artabano III donò al fedele vassallo Re Izates dell’Adiabene, nuovo riferimento per gran parte delle masse ebraiche nel Regno dei Parti.

 

Wolf Murmelstein